La Parata che cambiò il Mondo
” Una mattina, dopo le consuete istruzioni di volo e il Briefing giornaliero, il Comandante mi afferò per un braccio e mi portò nella sala riunioni dove si riunivano gli Alti Ufficiali. In fondo la sala vi erano due Colonnelli che non avevo mai visto prima, non appena mi videro questi aprirono una mappa e mi consegnarono in mano un volume con la copertina scura con su scritto “Archangel & Murmansk”. Domandai cosa fosse e loro risposero che era il nome della missione di cui mi avevano incaricato, chiesi chi fosse il mio copilota e risposero dicendomi Carl Holt, un ufficiale che già conoscevo. Capii che saremmo stati soli, ma volli fare ugualmente la domanda, uno dei due alti ufficiali mi rispose che saremmo stati l’unico equipaggio e l’unico aereo a sorvolare la zona “.
A bordo di un B-47 Holt ed Austin volano dal Circolo Polare Artico alla volta della Russia per una missione che avrebbe sicuramente dato una svolta alla situazione di tenzione che gli USA stavano vivendo in quel periodo;
” Ci avevano detto di salire ad una quota di 12000 m. subito dopo il decollo, una quota superiore rispetto agli standard di missione stabiliti, anche perchè a quella quota il velivolo ne avrebbe risentito in velocità e autonomia, cosa che mi preoccupò non poco, lo feci presente ai due Colonnelli i quali mi risposero che a quell’altezza i Mig-15 che erano schierati da quelle parti non avrebbero potuto raggiungerci, ma i Sovietici possedevano anche i più temibili Mig -17, i due Ufficiali minimizzarono la cosa asserendo che non erano schierati grosse aliquote di Mig -17 nelle zone operative assegnate quindi era improbabile che ne avremmo incontrati “.
Ma le Forze Aeree Sovietiche erano pronte a difendere con forza il segreto dei Bison;
” La missione procedeva tranquilla eravamo arrivati sui nostri obbiettivi, ma fu quando incominciai la manovra di rientro che avvertii una forte vibrazione sulla leva di comando, vidi anche una serie di lampi incandescenti che sorpassavano l’abitacolo del velivolo, capii subito che erano dei proiettili di fosforo che colpivano il velivolo, i russi ci attaccavano. Carl Holt disse che avevamo dei Mig in coda e che ci sparavano contro, gli ordinai di raggiungere i cannoni di coda e fare fuoco, abbassai il muso del B-47 e raggiunsi quota 1500m. raggiungendo una velocità di 20 nodi fu grazie a questa manovra evasiva che riuscii a seminare i Mig “.
Ma il B-47 di Austin e Holt era pesantemente danneggiato;
” Sull’estremità dell’ala c’era un buco di circa 20 cm di diametro, sia la fusoliera che i serbatoi erano ridotti un colabrodo perdevamo carburante vertiginosamente. Carl Holt mi disse che la scorta di carburante si stava esaurendo avremmo dovuto tentare una manovra di fortuna una volta riusciti ad uscire dallo spazio aereo Sovietico. Mantenendo una velocità costante e mantenendomi ad una quota bassa riuscii a raggiungere un Tanker del SAC che intuendo la situazione e lo aveva spedito verso di noi, rempii tutto ciò che c’era da riempire di carburante e riuscimmo ad atterrare in una base alleata in Inghilterra, io e Carl tirammo un respiro di sollievo non appena toccammo il suolo, la missione era risucita e la pellicola era al sicuro. sceso dal velivolo e dando un occhiata mi accorsi che addirittura gli impennaggi verticali erano squarciati tanto che ci si poteva infilare un braccio e trapassarli da parte a parte, beh! pensai, questa è una storia da raccontare ai miei nipoti, io e Carl da quel giorno ci sentimmo più uniti, due amici inseparabili, sicuri del fatto che compimmo qualcosa di grandioso sui cieli Sovietici quel giorno. “
L’America investi miliardi di Dollari per costruire una nuova generazione di Caccia e Missili Antiaereo per difendersi dai Bison, ma dopo la missione di Austin e Holt capirono che furono ingannati dai russi con un elaborato tranello: dalle foto si capì che i velivoli Bison non erano che solamente 2 prototipi che tral’altro funzionavano anche male, insomma erano un fiasco. Le foto aeree mostrarono solo due sagome di grossi aerei parcheggiati in linea di volo contro le centinaia e centinaia di macchine dichiarate con orgoglio dai Sovietici, il tranello venne subito svelato, quel famigerato Luglio del 1955 i Bison erano solamente i due unici prototipi che sorvolavano ripetutamente Mosca in modo da farli sembrare tanti rispetto alla realtà.“Passarono 40 anni prima che potessimo vedere quella pellicola, in quei anni tutte le missioni di questo genere erano considerate Top Secret, neanche ai piloti era dato sapere ciò che andavano a fotografare. Ci diedero 9 obbiettivi quel giorno, riuscimmo a fotografare le basi Sovietiche e i due unici Bison parcheggiati, fu qualcosa che ci riempì di orgoglio” .
di Ino Biondo e J.M.Alla fine della II Guerra Mondiale, i russi riuscirono a catturare molti dei piani di Hitler per la creazione di armi sempre più efficaci per portare a termine i suoi piani di conquista e di supremazia del Reich, tra questi i Sovietici riuscirono ad impadronirsi anche i progetti aeronautici segreti della Luftwaffe. Dopo aver catturato i migliori progettisti tedeschi costringendoli a lavorare per loro, Stalin riuscì a catturare l’intero Junkers Design Team che stava sperimentando un Bombardiere sperimentale a 6 motori, il Bison gli assomigliava parecchio.
Ma il problema di tutti i progettisti era l’autonomia, il consumo elevato dei loro Aeroplani era il tallone d’Achille dell’industria Aeronautica Sovietica. Si cercò quindi di aggirare l’ostacolo, cercando vie alternative per attaccare gli Stati Uniti, la ricerca portò ad uno dei progetti di Bombardiere russo più incredibili della storia, dietro questo fantastico apparecchio non c’era l’ingegno di un progettista russo, ma la mente brillante di un Ingegnere Italiano. L’idea era tanto semplice quanto incredibile, costruire un Bombardiere in grado di Ammarare e di rifornirsi dai sottomarini russi. Quest’idea venne dall’ingegno di Roberto di Bartini.
Idee Geniali per sé e per gli altri!
Possiamo asserire con convinzione e fermezza che i grandi costruttori russi non sarebbero ciò che sono oggi se il grande Bartini non avesse messo il proprio ingegno a loro disposizione:
Siamo al periodo del famigerato Bison, dei Bombardieri mai costruiti e dell’inganno da parte dei sovietici, dell’impossibilità da parte sovietica di costruire un Bombardiere a lungo raggio degno di questo compito. I progettisti russi erano in fermento, su segnalazione dello stesso Tupolev un nome cominciò a circolare nelle stanze dell Stato Maggiore sovietico: Roberto Oros Bartini.
Solamente una mente brillante come la sua avrebbe avuto la capacità intellettiva e scientifica di esaudire le aspettative del governo sovietico, l’Ingegnere venne immediatamente ricontattato per lavorare al progetto in un laboratorio in Siberia dove intanto era stata creata una galleria del vento per le sperimentazioni. Quì Bartini ebbe l’idea di progettare un Bombardiere Idrovolante Supersonico, il progetto racchiudeva la sintesi degli studi che fino a quel momento l’italiano aveva portato a compimento e prese il nome di Bartini A-57 (Foto).
Il progetto finale era straordinario, si trattava di un enorme aeroplano dalle linee futuristiche con al centro una batteria di di propulsori a reazione diretta puntati verso il basso per favorire la salita, più altri motori a getto montati nella parte posteriore per dare la spinta in avanti, l A-57 inoltr poteva decollare e atterrare sul mare e sul ghiaccio grazie a dei pattini retrattili a posto del carrello, un Bombardiere Idrovolante risolveva il problema dell’autonomia, poteva ammarare e rifornirsi da un sottomarino. Ma Bartini del suo progetto pretendeva l’alta velocità, dopo un periodo di tentativi in camera del vento in Siberia, perfeziona ciò che chiamaALA BARTINI: una lunga e sottile ala a Delta adatta per le velocità supersoniche. L’ A-57 definitivo venne equipaggiato da questo tipo di ala, venne munito di 5 motori a reazione, rimase inalterata la capacità anfibia e di atterraggio sul ghiaccio in modo da poter decollare da basi ne Polo Nord, ed ottenne la capacità di poter raggiungere la velocità massima di 2400Km/h!! Con un raggio d’azione illimitato avrebbe potuto colpire qualsiasi obiettivo del pianeta, sarebbe stato il più formidabile Bombardiere mai costruito di tutti i tempi.
(Sergej Pavlovič Korolëv allo scultore Faidish-Krandievskom realizzatore dei ritratti nel viale dei Cosmonauti a Mosca)
(Oleg Konstantinovič Antonov)
7 Responses to Roberto Oros di Bartini – “Il più grande progettista italiano di Aeroplani Sovietici”